Roberto Marino, Psichiatra e Psicoterapeuta – Per le antiche scale, film con Mastroianni ambientato nei primi decenni del secolo passato e girato nel 1975 da M Bolognini
È un attualissimo affresco dello stato dell’arte della psichiatria che, come sostiene una dottoressa appena giunta in un manicomio di provincia, cura le malattie con la reclusione del malato. Questa è l’unica branca medica che opera in tal guisa, esclusion fatta per le patologie infettive; ma forse non è una concordanza del tutto casuale.
Sono anni pieni di speranze: da poco più di vent’anni è stato scoperto il primo neurolettico (la clorpormazina scoperta da Pierre Deniker grazie a una intuizione di Henry laborit); la psicoanalisi è in pieno sviluppo e a volte in pieno delirio megalomanico; dopo pochi anni, nel 1978, la legge 180 sancirà la chiusura dei manicomi. I malati mentali sono ora screditati e considerati come animali senza leggi morali, ora osannati come gente senza ipocrisie, ora considerati semplicemente come persone in balia di passioni, sentimenti, paure e speranze.
Se da allora molto è stato fatto, purtroppo, sotto alcuni aspetti, poco è cambiato. Ipotesi eziopatogenetiche biologiste, sociali e psicodinamiche si rincorrono senza successi sostanziali. Ad una attenta osservazione l’apparente abisso fra normalità e follia si rivela un artefatto, poco più di un piccolo solco, una sottile linea di confine le cui coordinate sono in massima parte culturalmente determinate. Ciò che è folle sotto una specifica luce non lo è sotto un’altra e viceversa ….
Mastroianni ci ricorda che la legge del manicomio è inesorabile: ogni anno che un medico vi passa aumenta di un grado il loro livello di follia, come se la follia fosse in effetti contagiosa.
In sostanza, dopo quasi 35 anni questo film si rileva una attuale e imperdibile panoramica sulle problematiche che affliggono il normale operare psichiatrico